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Michelle, una vita da favola sottolineata da un sorriso
PALABRESCIA. Successo della showgirl svizzera nello spettacolo andato in scena per due sere al teatro di via San Zeno. «Un giorno senza un sorriso è un giorno perso», amava dire Charlie Chaplin. Considerato il fatto che uno dei poster appesi nella cameretta della «bambina» Michelle Hunziker era proprio la camminata finale del film «Tempi Moderni» (accanto a quello di un giovane Eros Ramazzotti, scherzi del destino), forse si capisce da dove provenga la perenne felicità della showgirl svizzera, che proprio alla risata ha dedicato il suo ultimo spettacolo
«Mi scappa da ridere», presentato al Palabrescia di via San Zeno davanti a 2.500 spettatori circa (equamente divisi in due serate).
Si scopre così come la risata da sempre sia il suo elemento identificativo: prima di bambina timida che reagiva con un sorriso alle difficoltà, poi di ragazza giovane e fresca sbarcata in Italia dalla vicina Svizzera, quindi di donna più matura, mamma e artista a tutto tondo. E anche il suo spettacolo è un vero e proprio «one woman show», con orchestra dal vivo e corpo di ballo, nel quale la Hunziker traccia un bilancio, a metà tra realtà e finzione, dei suoi 33 anni appena trascorsi.
Partendo dalla vita vera, la sua infanzia, i suoi esordi (ringraziando quel «lato B» donatole da madre natura, che a soli diciassette anni la fece diventare testimonial di una delle più importanti marche di biancheria intima), le sue passioni, i suoi principi azzurri e le sue streghe cattive, fino a confrontarsi, lei mamma, con le altre mamme presenti in sala su temi come le nuove tecnologie, Facebook e Internet.
Ma nella scatola magica del teatro le storie e il carattere ispirano frammenti di fiabe, i racconti diventano schegge di musical, le favole si trasformano in aneddoti della sua vita, in un gioco continuo di contaminazioni e di ribaltamenti visivi.
Passati i primi minuti trascorsi a «sciogliere» il ghiaccio, ci si lancia in sequenze musicali ben realizzate e monologhi per due ore «leggere».
Il ritmo, soprattutto all'inizio, stenta a decollare. Fortunatamente nei momenti comici un aiuto importante arriva dalla presenza «virtuale» del Mago Forest sotto le sembianze di Trupolo, il pupazzo preferito della Hunziker bambina, che svela al pubblico retroscena «imbarazzanti».
E arrivano così le ferie estive nella «esotica» Gatteo a Mare, con i primi amori adolescenziali rappresentati da improbabili ragazzotti romagnoli, fino alla storia d'amore più importante (e chiacchierata), quella con Eros Ramazzotti. Ma anche in questo caso, il tutto è fin troppo «zuccheroso», e gli strascichi, simboleggiati dalle copertine dei giornali scandalistici, vengono liquidati in pochi secondi. Una scelta ovviamente giustificabile, ma che trasporta tutto verso una deriva fin troppo «buonista».
Ed è un peccato,
perchè la Hunziker dimostra di saper stare su un palcoscenico e di avere tutti i mezzi per «conquistare» il pubblico. In questo senso, la scelta di «giocare» con la platea, scegliendo alcuni spettatori per cantare un'improbabile versione teutonica di «Fin che la barca va», conferma l'empatia che l'artista è riuscita ad instaurare con i suoi fans, naturalmente entusiasti.
FONTE: http://www.bresciaoggi.it/stories/467_rece..._da_un_sorriso/