Stupenda recensione: da leggere.
Michelle Hunziker in Mi scappa da ridere. Una svizzerotta tutto pepeUno show tutto al femminile perché, tolto un pianista in carne ed ossa, gli uomini che si sono visti erano tutti virtuali, ad iniziare dal Mago Forrest vera spalla di Michelle Hunziker nella narrazione della sua vita, favolistica, ma con punte di pregnante realtà. Specialmente quando si è toccato il tasto dell’amore, quello vero, quello i cui frutti tangibili sono rappresentati da figli cercati, voluti, amati e non capitati per caso e, ahimè, maledetti. Un “One woman show” - dal titolo “Mi scappa da ridere” - che si regge sulla simpatia, la professionalità e la padronanza della scena di una
Michelle che avevamo conosciuta sempre in coppia, e mai sola, ad affrontare una umanità presente e non solo televisiva. Presente, quindi, ma invisibile, non percepibile e di cui si conoscerà la reazione solo in seguito, e non al termine di ogni battuta come avviene in teatro. L’artista quando agisce in tv non può captare quel fluido che arriva quando è in scena, quella magia che si crea e che ne trasmette l’accettazione o il rifiuto. La Hunziker in questo spettacolo scritto in collaborazione con Riccardo Cassini Francesco Freyrie, Pietro Guerrera e Giampiero Solari, ha inteso ripercorrere la sua vita dalla nascita al primo vero successo che - ha fatto sapere - essere venuto per aver mostrato il suo lato B pregnante sponsor di biancheria intima da donna.
Alla cercata conoscenza del suo Eros, che fa intuire ma del quale pur mostrando una serie di copertine di giornali non fa mai il nome. La sua partita scenica la gioca molto egregiamente, coinvolgendo con il suo accattivante sorriso la platea che, se pur freddina nei primi cinque minuti, si è poi aperta accordandole il proprio affetto. E lei, allora, si è data con maggiore sicurezza e prodigalità, inventandosi battute che si comprendeva essere estemporanee e non parte dello spettacolo. Uno spettacolo gradevole nel suo insieme che si avvale anche di un eterogeneo corpo di ballo che va dai 50 agli 80 (?) chili di ballerine: Dalila, Giulia, Martina, Giovanna (quella in carne), Francesca e Margherita, attraenti e frescamente comiche come esigeva il copione ben dirette da Bill Goodson. Anche in questo traspare il suo prendersi in giro, giocare su se stessa. Perché al cospetto di tanta grazia di Dio, Michelle ci è sembrata sì magrolina, ma giusta e seducente.
Non si è risparmiata neanche il momento di presenza in mezzo al pubblico, scendendo dal palcoscenico. Ai fortunati ai quali si è avvicinata ha fatto cantare, in tedesco naturalmente, altrimenti che gioco sarebbe stato, canzoni di successo nate italiane ed accompagnate al piano dal maestro Davide Pistoni. Insomma, la “svizzerotta” come ella stessa si è compiaciuta di appellarsi, non si è assolutamente risparmiata, anzi è sembrata molto all’altezza del compito che, insieme coi suoi coautori, si era delineata. Una signora decisamente distinta, che si evinceva non amasse tanto la Michelle, ha sussurrato alla sua vicina:
“però è brava, se fa ‘nu mazzo tanto”. Noblesse oblige! Devo dire però che sono d’accordo con questa spontanea considerazione.
La ragazzotta la pagnotta se la guadagna tutta e senza intervallo: una tirata. Notevole nell’utilizzazione, anche se non nuovissimo nell’idea, l’impianto scenico ed il gioco di luci. Sentiti e ripetuti i consensi che hanno accompagnato i ringraziamenti finali. Brava Michelle ci hai stupiti e... continua a sorridere, trasmetti serenità, felicità, gioia e spensieratezza.Si replica fino a lunedì 31 al Teatro Diana di Napoli
fonte:
www.zazoom.it/blog_rsc/post.asp?id=3191